Ecco una cosa contro intuitiva che quasi nessuno fa nei corsi di Difesa Personale.

Arriviamo al tema scottante delle cinture, che tanto fa parlare e tanto fa litigare.

Tra i marzialisti (o almeno tra ALCUNI marzialisti) c’è un detto:

“Le cinture sono buone solo a tenere su i pantaloni”.

Verissimo, sono d’accordo.

La cintura è essenzialmente uno strumento, e come ogni strumento tutto dipende dall’uso che se ne fa. La cintura può essere un pezzo di stoffa, può rappresentare un traguardo o un obiettivo, non dovrebbe mai fungere da paravento o da travestimento.

Mi interessa, perché mi coinvolge in prima persona, parlare dell’uso delle cinture nei corsi di difesa personale.

Molte persone, tra cui molti marzialisti, si stupiscono o addirittura criticano l’uso delle cinture nei corsi di Difesa Personale.

 

Io le ho adottate, all’interno dei miei corsi, per un semplicissimo motivo.

 

La difesa personale, come ho ripetuto migliaia di volte, è una faccenda seria. Non ci si può improvvisare capaci di affrontare situazioni ad alto stress con poca preparazione, a prescindere dalla qualità e dall’efficacia delle tecniche.

 

Il punto è che la cintura dovrebbe essere un semplice strumento didattico, indicante una progressione e una scansione tecnica. Purtroppo, nel campo della difesa personale, sono più i corsi truffa dove manca qualsiasi programma sufficientemente strutturato per pensare di avere una cintura.

 

Mi spiego meglio: la maggior parte dei corsi di difesa è nata negli ultimi 40 anni come riassunto di tecniche prese dai tradizionali, combinate con stili occidentali e di derivazione militare. Si trattava di programmi rivolti essenzialmente a marzialisti o professionisti di lunga data, che possedevano già una motricità e una consapevolezza marziale, pertanto il concetto di cintura era tutto sommato superfluo.

 

Imi Lichtenfeld, ideatore del Krav Maga, codificò il proprio sistema in base alle conoscenze di wrestling, judo, pugilato ed esperienza militare e non introdusse alcuna cintura per oltre trent’anni, fino al 1964. Le introdusse come strumento didattico, nell’ambito di un programma che richiedeva comunque almeno 5 o 6 anni di impegno costante per raggiungere la cintura nera.

 

Bruce Lee stesso non aveva pensato a cinture nel JKD; pensava però al suo sistema come evoluzione continua. Dubito quindi che si stia rigirando nella tomba all’idea che qualcuno, dopo 40 anni, abbia pensato di introdurle in un programma moderno, vasto e ben strutturato.

 

Il problema è la terribile deriva e approssimazione alla quale si assiste da anni nel campo della difesa personale, che vede la proliferazione di corsi di formazione di durata irrisoria e che promettono miracoli, da parte di maestri le cui cinture hanno davvero la sola funzione di tenere su i pantaloni. Impossibile quindi che tali personaggi possano comprendere l’importanza della funzione didattica di un sistema di cinture.

 

Ritengo che le cinture debbano essere segnale di una didattica ben strutturata e rappresentare dei check-point attraverso i quali l’allievo deve passare per avere una crescita costante e omogenea. L’apprendimento dei concetti avanzati presuppone la propedeuticità delle basi: come si può imparare davvero se non esiste alcuna base solida su cui fondare l’insegnamento?

 

Pensate alla scuola: se i bambini imparassero concetti presi da anni a caso delle elementari e delle medie non credete che sarebbe difficile per loro assimilare davvero qualcosa? Lo stesso vale per la musica e qualsiasi altra disciplina complessa.

 

Si tratta, come al solito, di capire la differenza tra professionalità e dilettantismo (o malafede): le cinture, se consegnate all’allievo in modo coscienzioso e rigoroso – e non regalate come attestato di frequenza – permettono di fornire una scansione per obiettivi e di visualizzare i progressi compiuti e gli obiettivi da raggiungere.

 

La mia opinione è che i detrattori delle cinture, almeno in ambito di Difesa Personale, siano coloro che non hanno appreso in maniera strutturata o le cui nozioni didattiche sono troppo deboli per trasmettere agli allievi un vero sapere.

 

Non significa necessariamente che siano dei cattivi marzialisti, ma questo non fa di loro automaticamente dei bravi insegnanti.

 


“oggi sii umile, sorridi e allenati perché presto sarà già domani”

Alla prossima
Enrico Luciolli